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Nel passato delle botteghe artigiane di via Sant’Agata a Ravenna

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Ci sono luoghi nelle città in cui non capiteresti mai: troppo normali, troppo ordinari nel loro susseguirsi di strade, case, palazzi e posti talmente comuni da poterli ritrovare quasi tali e quali in qualche altra parte del mondo. A volte questi quartieri possono rinascere, mostrare particolarità inaspettate, e ci si può riscoprire curiosi nello sbirciare fra i loro portici e le loro vetrine un po’ offuscate dalla polvere. È il caso del quartiere Sant’Agata che, sebbene si trovi in pieno centro, è completamente al di fuori di qualsiasi itinerario turistico perché, fino a poco tempo fa, privo d’attrattive e anzi anche un pochino degradato. Il nome stesso, che deriva dalla chiesa di Sant’Agata Maggiore su via Mazzini (la potete incrociare nell’itinerario verso piazza San Francesco di cui abbiamo parlato qui), c’entra poco, perché la basilica da le spalle al quartiere senza fare capolino e, si può dire, lo snobba proprio.

In questo angolo dimenticato sono nate però tre botteghe artigiane molto caratteristiche, che rievocano vecchi mestieri figli del tempo che fu e quasi scomparsi. Nel quartiere si arriva da via Tombesi dall’Ova, una traversa di via Mazzini, e prima di arrivare al porticato che dà accesso alla corte interna s’incontra la piccola chiesetta sconsacrata di San Carlino, che magari non è niente di maestoso ma ha quasi mille anni e non li dimostra.

chiesa_sancarlino_ravenna

Lì vicino, sotto al portico, sta una fila di vetrine da cui s’intravedono cose vecchie e demodé, attrezzi consumati da falegnami e oggetti mirabili, freschi d’intaglio o vissuti, con mille storie alle spalle. La prima, quella di Fabrizio, è piena di scaffalature ricolme di libri: una pressa e altre cose d’antiquariato sparse qua e là, mentre il resto dell’ambiente è occupato da carta, in tutte le sue forme. È al contempo un laboratorio e un archivio dove il proprietario seleziona, rifila, impacchetta, ordina, spedisce.

quartiere_santagata_antiquario_ravenna

Non ha forse il fascino della libreria de “La Storia Infinita” ma qui, sparsi nei cataloghi, potete trovare foto antiche originali di una Ravenna che non c’è più (e non solo) o un libro di quelli che si trovano ormai solo nei banchi delle fiere antiquarie (a proposito: ce n’è una in città ogni terzo fine settimana del mese). Posters e cartoline d’epoca, vecchi ritratti color seppia, manifesti pubblicitari belle-époque: Fabrizio, che prima faceva l’antiquario ambulante in giro per la regione, ora è stanziale e ha unito antico e moderno con un negozio online con cui vende in tutta Italia. Se volete dare un’occhiata si chiama ScattiSparsi, e lo trovate su Ebay.

quartiere_santagata_antiquariato_ravenna

A fianco c’è probabilmente la bottega più bella fra le tre: quella di Davide il liutaio, che costruisce con le proprie mani stupendi violini, viole e violoncelli. Il laboratorio di questo mestiere nobile e complesso, che mette insieme estro e manualità, è di per sé spettacolare: sembra impossibile che dalle forme intagliate nel legno possano prendere vita strumenti perfetti e armonici.

quartiere_santagata_artigiano_ravenna

Per la stanza ce ne sono tantissimi, nei vari stadi di lavorazione: semplici ritagli di legno, casse in attesa di rifinitura e pezzi unici finiti, appesi in bella mostra come abiti di classe.

quartiere_santagata_violini_ravenna

Davide è giovane, e da giovanissimo ha iniziato a imparare la professione, diplomandosi alla “Civica Scuola di Liuteria” di Milano a ventitré anni. Affinando la sua arte alle dipendenze dei più esperti maestri italiani, da sei anni ha eletto Ravenna a sede della sua attività, che porta avanti con costanza e impegno. Lo aiuta un amico e collega che si occupa invece della creazione di bellissime chitarre classiche. Non sono di molte parole, ma con le mani creano veri e propri capolavori che comunicano, anzi suonano, da sé.

quartiere_santagata_liutaio_ravenna

L’ultima, ma non certo per particolarità, è la vetrina di Ettore, restauratore: è un personaggio poliedrico che ama raccontare e affascina col suo entusiasmo; se lo vedrete al lavoro entrate e farete subito amicizia, vi farà rivivere con gli occhi e con la mente gli aneddoti legati al suo impegno, che è quello di strappare al tempo e all’incuria le creazioni artigiane perdute.

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Il suo banco di lavoro è al tempo stesso una trincea di guerra e un letto d’amore dove ridà lustro a ciò che di lustro non ne ha più. Molte cose le crea dal nulla, utilizzando stucchi che compone con metodi antichi utilizzando, per esempio, il gesso di Bologna e la colla di coniglio. Con questi procedimenti produce stupende cornici colorate che aspettano solo di essere riempite.

quartiere_santagata_cornici_ravenna

Ha imparato il mestiere come apprendista in una bottega fra i caruggi di Genova e, anche se l’ambiente è molto disordinato, lui probabilmente non si accorge che c’è un tocco di arte pura in ogni cosa su cui mette mano, perché lo fa col cuore. È il primo ad aver aperto lungo la via e si può star certi che con la sua passione ha contagiato tutto l’ambiente circostante.

quartiere_santagata_bottega_ravenna

Sotto i portici di via Sant’Agata fa scuro presto, e sotto le luci fioche delle lampade lo potete vedere, curvo, lavorare armeggiando con uno scalpello, con le mani intaccate dalla colla, come se il tempo si fosse fermato e la frenesia della città rimanesse, per qualche minuto, oltre quel porticato.


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